21 Gennaio, 2017

Siamo su Keep-in-wine !

Grazie ad Antonio Cimmino per essere passato a trovarci in occasione del Mercato dei Vignaioli Fivi e per il bellissimo pezzo che ha scritto su di noi ed i nostri vini!

I 7 ettari dei Vigneti Vallorani sono dedicati esclusivamente ai vitigni autoctoni, Pecorino, Passerina, Malvasia e Trebbiano tra i bianchi e Sangiovese, Montepulciano tra i rossi. Nei loro vini si ritrova tradizione, passione ma sempre nel grande rispetto della terra in cui vivono, il Piceno, ed i nomi richiamano sia la tradizione secolare del territorio sia quella della loro famiglia.

Avora 2014 è un Falerio DOP da Passerina, Pecorino e Trebbiano, il termine indica che i vigneti sono esposti a Nord/Nord Est, ossia “a Vora”, al vento come la Bora, visto che spesso in marchigiano stretto la lettera B è sostituita dalla V. Un vino che affina sulle proprie fecce fini donandogli complessità, la freschezza è assicurata dall’influsso della brezza marina oltre che dall’esposizione, mentre la mineralità è legata in maniera indissolubile ai vigneti di 30 e 40 anni da cui ha origine.

A testimonianza dell’attenzione che Rocco ha per il suo lavoro e soprattutto la volontà di rimanere fedeli ai principii, condivisi con il FIVI, di lavorare esclusivamente le uve dei propri vigneti, l’ha portato nel 2013 a rinunciare alla produzione di questo vino a causa di sei grandinate. Fortunatamente un po’ del raccolto di Passerina si salvò, così da poter produrre 500 bottiglie di Zaccarì 2013, nome della propria “casata”, il loro Offida Docg. Una versione di Passerina molto carica, poiché per questo vitigno abbastanza semplice, il cosiddetto pagadebit marchigiano, si sono cercate delle soluzioni alternative, sia in vigna sia in cantina, per farlo esprimere ai massimi livelli. Oltre ad una macerazione sulle bucce di circa 12 ore, il vino fermenta e affina in tonneau di rovere francese sui propri lieviti per almeno 16 mesi senza travasi e solo batonnage e ulteriori 6 mesi di affinamento in bottiglia. Tutto questo dà al vino intensità e complessità, note di fiori bianchi e agrumi, in particolare bergamotto, e sentori di vaniglia e nocciole.

L’ultimo nato tra i bianchi è il LeFric 2015, Trebbiano e Malvasia dal sapore antico, come quando lo faceva il nonno, gli stessi vigneti che ormai hanno 50 anni, nessun controllo della temperatura, né dell’ossigeno e non filtrato. La bellissima etichetta è tratta da un quadro 80×120, che campeggia in sala degustazione, dell’artista locale Spirito Santo.

Il Konè 2012 è invece un Rosso Piceno Superiore, un blend di Sangiovese e Montepulciano che affina sulle proprie fecce fini per 14 mesi in barrique, più un altro anno in bottiglia. Il nome deriva da una parola dialettale di cui Rocco ignorava il significato. Infatti sua nonna quando era piccolo lo chiamava “Co’”, che lui credeva fosse l’abbreviazione di cocco/cuore, invece ha scoperto che deriva dalla parola greca “Icona”, immagine, cosa preziosa, proprio come questo vino che vede la luce dopo quasi tre anni dalla vendemmia.

Chiudiamo la visita da Rocco con il vino dedicato a suo nonno, il Sorlivio, Sangiovese Riserva 2010, da vecchie vigne, 22 mesi di affinamento in barrique di rovere francese ed un altro anno in bottiglia. Il Signor Livio, un vero “signore” anche nel suo duro lavoro dei campi ma di un’eleganza estrema proprio come il bouquet e i tannini di questo splendido Sangiovese.

 

L’articolo completo lo trovate qui : Keep in wine